Armando Bisanti , La « Bataille de Caresme et de Charnage». Parodia e ironizzazione letteraria

 

La Bataille de Caresme et de Charnage (Battaglia di Quaresima e Carnevale) è un poemetto francese di 574 ottosillabi a rima baciata, risalente al XIII sec., breve e lineare per ciò che riguarda l’articolazione narrativa, ma quanto mai complesso nelle sue interne e sotterranee significazioni. Un testo, la Bataille, che si rivela campione privilegiato di indagine sia letteraria sia folklorico-antropologica, poiché caratterizzato da una sapiente tessitura di motivi che rimandano al fabliau, al lai, al débat, al contrasto e, in ultima analisi, anche al teatro. Un testo, inoltre, evidentemente contrassegnato dalla costante e consapevole parodia dei temi e degli stilemi delle chansons de geste, in un procedimento compositivo di ironizzazione letteraria, in una libera intersecazione di piani narrativo-dialogici e serio-comici che è sintomatica spia di un ibridismo tipologico che è insieme sperimentazione e ricerca, tentativo di apertura verso nuove prospettive ad ampio raggio e specchio (volutamente deformato e deformante) dei modelli mentali e culturali che sono alla base del fatto letterario.

Parole chiave: Bataille de Caresme et de Charnage; letteratura antico-francese; parodia; capovolgimento.

Armando Bisanti (Palermo 1957) è ricercatore confermato di Letteratura Latina Medievale e Umanistica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Palermo. I suoi interessi prevalenti vertono sulla favolistica mediolatina, sul teatro medievale e umanistico, sulla poesia mediolatina, sulla novellistica e la facezia quattrocentesca. Nel corso di oltre un trentennio di studi ha pubblicato alcuni libri: L’«Alda» di Guglielmo di Blois: storia degli studi e proposte interpretative (Palermo 1990); Astensis Poetae Novus Avianus (Genova 1994, insieme a Loriano Zurli); Un ventennio di studi su Rosvita di Gandersheim (Spoleto 2005); L’“interpretatio nominis” nelle commedie elegiache latine del XII e XIII secolo (Spoleto 2009); L’epica latina altomedievale e il «Waltharius» (Palermo 2010); Le favole di Aviano e la loro fortuna nel Medioevo (Firenze 2010); Tradizioni retoriche e letterarie nelle «Facezie» di Poggio Bracciolini (Cosenza 2011); Quattro studi sulla poesia d’amore mediolatina (Spoleto 2011); La poesia d’amore nei «Carmina Burana» (Napoli 2011). È stato inoltre curatore dei seguenti voll.: Francescanesimo e civiltà in Sicilia nel Quattrocento (insieme con Diego Ciccarelli, Palermo 2000); Antico e moderno nella produzione latina di area mediterranea (XI-XIV secolo). Giornate di studio in memoria di Cataldo Roccaro (Palermo 24-25 ottobre 2008) (Palermo 2008); «Res perinde sunt ut agas». Scritti per Gianna Petrone (insieme con Alfredo Casamento, Palermo 2010). Su riviste specializzate, ha pubblicato innumerevoli articoli sulla letteratura, in latino (ma anche in volgare), dall’età tardoantica al Rinascimento. Fra i soci fondatori dell’Officina di Studi Medievali di Palermo (del cui Ufficio di Presidenza fa parte dal 1999), è direttore di «Schede Medievali» e della rivista elettronica «Mediaeval Sophia». È inoltre socio della SISMEL di Firenze, collaboratore del bollettino bibliografico Medioevo Latino, lector del repertorio bibliografico Compendium Auctorum Latinorum Medii Aevi (C.A.L.M.A.), direttore della collana «La ferza e il paleo» (pubblicata a Palermo dall’Istituto Poligrafico Europeo) e fa parte del comitato di redazione delle riviste «Pan» e «Interpres».

Orazio Placenti, Il sarcofago Montaperto. L’autunno bizantino a Mazara del Vallo

 

Scritto per un volume di studi sulla Cattedrale di Mazara del Vallo, il saggio sul sarcofago del vescovo di Mazara Giovanni Montaperto Chiaromonte (6 settembre 1469 - 1484), di probabile fattura gaginiana, oltre ad individuare una dipendenza iconografica da modelli bizantini, compie il tentativo di una lettura teologica dell’opera, utilizzando la categoria paolina del κατέχον (2 Ts 2,6-7).

Parole chiave: Giovanni Montaperto, sarcofago, Domenico Gagini, Carl Schmitt, teologia cattolica, τό κατέχον (2 Ts 2,6), ό κατέχων (2 Ts 2,7).

Orazio Placenti (Mazara del Vallo, 1959), presbitero della Diocesi di Mazara del Vallo, si è laureato in Giurisprudenza nel 1983, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, discutendo una tesi in Diritto ecclesiastico (relatore prof. Gabriele Molteni Mastai Ferretti) dal titolo Legislazione ecclesiastica nella Rivoluzione siciliana del 1948. Ha conseguito il dottorato in Diritto canonico presso la Pontificia Università Lateranense nel 2008 con una tesi in Diritto canonico comparato (relatore prof. Natale Loda) dal titolo La lettera anonima come mezzo di prova nel giudizio canonico latino e orientale che ha ricevuto dignità di pubblicazione integrale. È giudice del Tribunale Ecclesiastico Regionale Siculo. E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Rosalia Claudia Giordano - Giuseppa Marzia Scialabba, Note di conservazione: il “Quadruplex psalterium” basilese del 1553

 

Il libro, visto come prodotto della cultura materiale, come oggetto d’uso, come “pezzo” museificato, come opera d’arte rappresenta uno “spazio” nel quale varie professionalità hanno contribuito, con le loro specifiche competenze alla sua realizzazione, il libro diventa un testimone del tempo che lo ha prodotto, in ogni singolo componente e nel loro sinergico rapporto ma per mantenere questo ruolo è necessario che venga garantita la sua mappa informazionale originaria. Compito degli istituti possessori è quello di conservare, preservare, valorizzare, promuovere e rendere fruibile questo patrimonio. Frutto di questa idea è, per esempio, il censimento delle opere in ebraico – manoscritti e a stampa – presenti nella provincia di Siracusa. La prima indagine è stata effettuata tra le opere restaurate dal 1987 al 2010 e, a seguire, è in itinere l’analisi dei fondi nelle varie biblioteche. Tale azione, si intreccia con un altro progetto complessivo che prevede l’esame puntuale delle collezioni della provincia finalizzato alla conoscenza bibliologica e al trattamento catalografico (e quindi di fruizione dei beni) e si inserisce nella mappatura dello stato di conservazione dei fondi dei sec. XIV-XIX e nella eventuale compilazione di schede di priorità d’intervento corredate da una puntuale descrizione del manufatto che da anni, viene portata avanti a Siracusa in maniera da registrare il maggior numero delle informazioni disponibili prima di qualunque azione di restauro.
Il caso che qui si presenta è un intervento di restauro effettuato su una edizione basilese del XVI secolo – selezionata per il censimento – appartenente al fondo antico della Biblioteca del seminario vescovile di Noto (SR) ai segni SL I C 13 col n. inv. 00170, contenente una salterio poliglotta del 1553 pubblicato da una delle più prestigiose botteghe editoriali del secolo XVI, l’officina Frobeniana.

Parole chiave: Conservazione, restauro, archeologia del libro, progettazione

Marzia Scialabba dirigente tecnico bibliotecario responsabile dell’unità operativa Beni Bibliografici e Archivistici della Soprintendenza di Siracusa dal 1999, Presidente del Sistema Bibliotecario Provinciale di Siracusa dal 2006 e dirigente reggente responsabile del Servizio Soprintendenza di Siracusa dal 2011 ha promosso sul territorio eventi e manifestazioni legate al territorio e agli esponenti letterari che a Siracusa hanno vissuto (Platone a Siracusa. Lettera settima. Caltanissetta, Lussografica, 2006; Augusto von Platen a Siracusa. La fine di un viaggio. Siracusa, Lombardi ed., 2007; Elio Vittorini 1908 > 2008. La figura e l’opera. Siracusa, Saturnia, 2008). Ha collaborato a pubblicazioni monografiche scientifiche del settore nonché a riviste specializzate. Tra le sue ultime pubblicazioni Minima restituta,. Catalogo delle opere restaurate (1987- 2003 ) a cura di G.M. Scialabba e R.C.Giordano, Siracusa, Lombardi ed., 2003 ; Manoscritti nella provincia di Siracusa a cura di G:M. Scialabba e M. Palma. Siracusa, Lombardi ed., 2007, La biblioteca torna agli antichi splendori in Palazzo Nicolaci di Villadorata a Noto. Milano, Electa, 2009 pp. 290-297, Minima restituta. Catalogo delle opere restaurate (2003-2010) a cura di G.M. Scialabba e R.C.Giordano, Siracusa, Lombardi ed., 2010.

Rosalia Claudia Giordano. Conservatore. Lavora dal 1985 nell’ambito dei beni librari interessandosi di progettazione e restauro e dal 2001 a Siracusa presso l’unità operativa Beni Bibliografia ed archivistici. Ha insegnato Storia del libro al corso di laurea in scienze dei beni culturali di Siracusa (200-2009), Biblioteconomia, bibliografia ed archivistica al corso di laurea in Filologia italiana di Palermo (2007-2010) e Bibliografia e biblioteconomia ad Agrigento (2010). Ha collaborato a pubblicazioni monografiche scientifiche del settore nonché a riviste specializzate inerenti il mondo del libro e della conservazione. Tra le sue ultime pubblicazioni: il restauro della carta. Teoria e pratica. Palermo, L’Epos, 2000, Minima restituta. Catalogo delle opere restaurate (1987- 2003 ) a cura di G.M. Scialabba e R.C.Giordano, Siracusa, Lombardi ed., 2003, Minima restituta. Catalogo delle opere restaurate (2003-2010 ) a cura di G.M. Scialabba e R.C.Giordano, Siracusa, Lombardi ed., 2010, Il carteggio di Cesare Gaetani, conte della Torre a cura di R.C. Giordano e Rosalba Tripoli, Siracusa, Lombardi editore (in fase di stampa).

Fabio Cusimano, «[...] quia tunc vere monachi sunt si labore manuum suarum vivunt»: il particolare approccio dei cistercensi all’economia

 

Viene qui proposto un excursus attraverso il quale si cerca di sottolineare la bontà e l’assoluta attualità del messaggio monastico proprio nei riguardi di una società e di un’economia in crisi quali sono quelle in cui il monachesimo muove i suoi primi passi e si sviluppa fino ad affermarsi. È un dato storiograficamente assodato che proprio l’Italia e l’Europa tra IV e IX secolo vivano un periodo di profonda crisi politica, sociale, culturale ed economica: ed è proprio in un contesto simile che il primo monachesimo “attecchisce” e si sviluppa, dando vita a quello che è trasversalmente identificato dalla storiografia come un vero e proprio “fenomeno” di rinascita culturale ed economica. Sono queste le basi del particolare approccio dei Cistercensi all’economia, le basi dell’assestamento e della rinascita economica e sociale dell’“Europa” medievale avvenuto anche grazie all’operato silenzioso dei monaci.

Parole chiave: Monachesimo, economia, lavoro, bene comune, comunità

Fabio Cusimano (Palermo, 1980) si laurea con lode in “Lettere Moderne” (corso quadriennale, vecchio ordinamento) a Palermo nel 2003; nello stesso anno frequenta la “Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica” dell’Archivio di Stato di Palermo. Nel 2007 consegue la Laurea Magistrale in “Informatica per le Discipline Umanistiche” presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia (con una tesi sperimentale svolta presso l’Istituto per le Tecnologie Didattiche del C.N.R. di Palermo). Nel 2008 consegue con lode e menzione il Master di I Livello in “I mestieri del libro e del documento: conservazione, fruizione, restauro, catalogazione e nuove tecnologie editoriali” organizzato dall’Università di Palermo e dall’Officina di Studi Medievali.
Ha conseguito con borsa di studio il Dottorato di Ricerca in “Tradizioni e Istituzioni Religiose di ambiente circum - Mediterraneo. Storia, Letteratura, Diritto” presso l’Università di Messina, con una tesi sulla riforma monastica carolingia a opera di san Benedetto di Aniane. Presso l’Università di Messina è, inoltre, “Cultore della materia” in “Storia del Cristianesimo” (settore scientifico disciplinare M-Sto/07).
Collabora attivamente con le riviste “Schede Medievali”, “Mediaeval Sophia”, “Benedictina”, “Informatica Umanistica” e “Doctor Virtualis”. È socio dell'Officina di Studi Medievali, della Società Italiana di Studio del Pensiero Medievale (S.I.S.P.M.) e della Società Italiana di Storia delle Religioni (S.I.S.R.).

Barbara Visentin, Identità etniche e identità locali nel Mezzogiorno Medievale. La nuova Capua

 

È un processo articolato e singolare quello che segna la nascita della nuova Capua, legato alla frantumazione dei poteri istituzionali, è artefice di una società creativa, vigorosa e originale, capace di appropriarsi dell’identità antica, di metabolizzarla e di svilupparne una propria, in costante trasformazione. I longobardi di Capua diventano i Capuanites, espressione di un lungo processo, ormai compiuto, di regionalizzazione dell’identità, esempio emblematico di cosa significhi, nelle terre longobarde del sud, la dinamica etnica di una famiglia e, con essa, la dinamica insediativa di una città. La storia di Capua si intreccia in questi anni a quella dei Bizantini di Napoli, dei Franchi di Spoleto e dei pontefici romani, lasciando intravedere da parte dei Capuani una coscienza ben definita della propria identità civica. In questo generale processo di svolgimento delle strutture politiche, il quadro delle terre capuane risulta arricchito dall’arrivo dei Normanni. Le ambizioni di autogoverno dei Capuani si infrangono, ma Capua sopravvive alla sua gens.

Parole chiave: Identità, Medioevo, Mezzogiorno, Città.

Barbara Visentin (Salerno 1972) è borsista di ricerca presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” per un progetto che prevede il censimento delle dipendenze della SS. Trinità di Cava dei Tirreni nel corso del Medioevo. I suoi interessi prevalenti riguardano le strutture produttive e la tipologie insediative del Meridione in età longobarda; le evoluzioni della forma urbis delle città meridionali tra età tardo-antica e Medioevo; il ruolo degli insediamenti monastici nell’età di transizione tra longobardi e normanni. Ha preso parte a numerose campagne di scavo archeologico e ha pubblicato diversi articoli su riviste specializzate circa le dinamiche insediative rurali e urbane dell’Italia meridionale longobarda e normanna, le espressioni materiali della cultura politica longobarda, l’identità etnica e la coscienza civica nel Mezzogiorno alto-medievale.

 

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