Luigi Ingaliso-Selena Marino-Laura Mattaliano, Digit Scientia.

 

I contributi prendono in considerazione le premesse storiografiche del progetto Digit-Scientia, Digitalizzazione del fondi scientifici della biblioteca del Seminario Arcivescovile di Monreale “Ludovico II de Torres” e della biblioteca del Convento dei Frati Cappuccini di Sortino, e descrivono lo sviluppo del progetto nelle sue varie fasi. Grande importanza è stata riservata alla creazione dei fondi scientifici nelle biblioteche ecclesiastiche e alla loro fruibilità mediante strumenti di catalogazione, come SBN Web, o digitalizzazione dei testi antichi più importanti.

 

Parole chiave: scienza, Sicilia, biblioteche, catalogazione, digitalizzazione

 

Luigi Ingaliso è professore aggregato di Storia della Scienza nel Dipartimento Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania. Borsista presso la Società di Storia Patria per la Sicilia Orientale, ha dedicato le sue ricerche alla storia della filosofia e della scienza nella prima età moderna, occupandosi della tradizione filosofica dei Gesuiti e dell’emergere dei saperi scientifici durante il XVII secolo, con particolare riferimento ad argomenti di medicina, dinamica, astronomia ed architettura militare.

 

Selena Marino si è laureata all’Università di Catania in Scienze dei beni culturali, indirizzo archivistico-librario. Attualmente frequenta l’ultimo anno della scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica presso l’Archivio di Stato di Palermo ed è iscritta alla “Short list” dei candidati idonei della Soprintendenza archivistica per la Sicilia per il biennio 2014-2015. È consulente esperta in archivistica presso il Comune di Sortino per il quale ha svolto il lavoro di riordino fisico e catalogazione informatica dell'Archivio storico e l’inventariazione e classificazione dei volumi dell’Archivio mandamentale del medesimo comune. Ha collaborato con l’Officina di Studi Medievali per il progetto di catalogazione denominato “Digit scientia”, finanziato dal Ministero dell'Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), relativamente alla parte che riguarda il Convento dei Frati Cappuccini di Sortino.

 

Laura Mattaliano (Palermo, 1983) si laurea con lode in Lettere Moderne (corso di laurea triennale nuovo Ordinamento) a Palermo nel 2006; nel 2008 consegue il Master di I Livello in I mestieri del libro e del documento: conservazione, fruizione, restauro, catalogazione e nuove tecnologie editoriali organizzato dall’Università di Palermo e dall’Officina di Studi Medievali; nel 2010 consegue, con lode, la Laurea Magistrale in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Palermo (con una tesi sulle cinquecentine della Biblioteca Centrale della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo).Attualmente è la responsabile della Biblioteca dell’Officina di Studi Medievali, con cui collabora dal 2008 anche in relazione ai Corsi di Formazione e ai Master Universitari.
Frequenta a Roma la Scuola Vaticana di Biblioteconomia e ricopre la carica di Segretario dell’AIB sezione Sicilia.

Alberto Bellavia, Biblioteca Lucchesiana di Agrigento: rimpianti e prospettive. Manus Online per la tutela e la valorizzazione del patrimonio

Il presente lavoro propone un censimento dei manoscritti medievali conservati presso la Biblioteca Lucchesiana di Agrigento (fondata nel 1765). Il patrimonio in possesso dell’ente non risulta ancora schedato secondo le procedure più moderne utilizzate in altre istituzioni. Il progetto vuole rappresentare un ideale punto di inizio per una futura e sistematica opera di censimento e catalogazione dei manoscritti lucchesiani. A tal fine si è scelto di procedere sulla base del software Manus Online (MOL), il quale prevede l’elaborazione dei dati attaverso una serie di schede dettagliate divise per “Descrizione esterna”, “Descrizione interna” e “Bibliografia”. Questa struttura consente il rilevamento scientifico dei dati codicologici riguardanti il manoscritto sia come prodotto di un lavoro artigianale, sia come veicolo di una tradizione letteraria. A corredo della parte tecnica, viene proposta anche una ricostruzione della storia dell’istituto di conservazione e dei suoi fondi.

Parole chiave: censimento dei manoscritti, scheda catalografica, Manus OnLine, Biblioteca Lucchesiana, descrizione codicologica

 

Alberto Bellavia (Palermo, 1983) ha svolto studi umanistici. Nel 2006 ha conseguito a Palermo la laurea triennale in “Giornalismo per Uffici stampa”. Nel 2008, trasferitosi a Siena, ha completato il corso di laurea specialistica in “Competenze testuali per l’editoria e i media” discutendo una tesi in Filologia Italiana. Nel 2012 ha iniziato, presso l’Officina di Studi Medievali di Palermo, il master FSE di II livello in “Libro, documento e patrimonio antropologico. Conservazione, catalogazione, fruizione”, il cui diploma è stato conseguito il 13 settembre 2013. Il 19 novembre ha intrapreso la “Scuola d’Archivistica, Paleografia e Diplomatica” presso l’Archivio di Stato di Palermo. Collabora con la biblioteca dell’Ente Parco Archeologico e Paesaggistico “Valle dei Templi” di Agrigento.

SHARA PIRROTTI

Dottore di ricerca in Storia Medievale, paleografa e filologa, ha insegnato Storia della Sicilia presso il Conservatorio Bellini di Palermo e ha ottenuto contratti di ricerca con università italiane e straniere (Catania, Messina, Vienna e Tokyo). Ha partecipato con 35 voci alla redazione del Dizionario delle scienze e tecniche dell’antichità greca e romana, curato dalle università di Messina e Pisa (Pisa-Roma 2009). Avvalendosi di documenti editi e inediti, ha pubblicato numerosi studi sul Medioevo siciliano, tra i quali i due volumi sulla storia del monastero italo-greco di San Filippo di Fragalà (Palermo 2008 e Messina 2012).

Abstract

Utilizzando i riferimenti incrociati di testi letterari e scientifici, cartine dell’epoca e mappe ottocentesche, documenti e saggi critici contemporanei, l’autrice confuta la tesi dell’origine bizantina di gran parte della viabilità siciliana di epoca pieno e tardo medievale per proporre un’ipotesi araba suffragata da numerose testimonianze. La stratificazione stradale proposta si deduce agevolmente anche grazie alla realizzazione di cartine topografiche ad hoc che sono parte integrante della relazione.

Parole chiave: Stradari medievali – Sicilia orientale – Valdemone – viabilità – cartine topografiche.

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ROBERTO MOTTA

Medico psichiatra, perfezionato in Antropologia culturale delle Società Complesse. Accanto ai temi specifici della carriera professionale, ha condotto ricerche sul territorio della Valdemone in quattro ambiti di specificità. A) eventi rituali di alcuni paesi del Valdemone: La festa del muzzuni di Alcara, interpretazione orgonomica (1983); La Processione dei Giudei di S. Fratello (1981); Il Crocifisso e i Babbaluti a S. Marco d’Alunzio; L’oro e le piume, rituali votivi in un paese siciliano (1992); B) ricostruzione della topografia e della rete di viabilità interna della regione della cuspide peloritana in età classica, medievale e moderna, attraverso la diretta verifica dei percorsi sul territorio: Strade e trazzere sui Peloritani, 1992; L’alta via: la dorsale dei Peloritani e dei Nebrodi, 2006 (in tale contesto si è sviluppata anche la ricerca sugli scenari del Bellum siculum tra Sesto Pompeo ed Ottaviano. C) la figura di Arnaldo da Villanova medico e consigliere dei Reali Aragonesi nel quadro della medicina medievale siciliana del XIII sec.: Arnaldo da Villanova ed il Thesaurus Pauperum 1991. D) le catastrofi naturali che hanno sconvolto il territorio messinese nell’ultimo secolo nei risvolti storici, culturali, psicologici ed assistenziali: La Psicopatologia degli scampati al terremoto di Messina, 1991.

 

Abstract

Molti autori si sono occupati della ricostruzione degli eventi, delle vie e della topografia dei luoghi che sono stati scenario della guerra tra Sesto Pompeo ed Ottaviano combattuta nel 36 a.C. nel territorio e nei mari della provincia messinese. In particolare la relazione riguarda la ritirata di Cornificio da Naxos in direzione delle truppe di Agrippa, tramandata da Appiano con suggestive indicazioni topografiche, di cui l’autore, basandosi su ragionamenti di tipo strategico-militare, unitamente a una ricognizione effettuata sulle vie esistenti, ipotizza due possibili percorsi, sensibilmente diversi da quelli classicamente indicati dal Casagrandi, poi ripreso da diversi autori.

Parole chiave: Appiano – Bellum siculum – Ottaviano – Sesto Pompeo – Ritirata di Cornificio.

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LUCIANO CATALIOTO

Docente presso il Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne dell’Università di Messina. Luciano Catalioto (Patti, 1960) è Ricercatore (03/1996) di Storia Medievale. Si è occupato, tra l’altro, di strutture politiche, sociali ed economiche relative al Mezzogiorno medievale dagli anni dell’emirato al tardo Quattrocento. Dirige la collana storica «Mare Nostrum. Politica, economia, società e cultura» ed è autore e curatore di numerosi saggi e articoli editi in sedi specializzate italiane ed estere. Per l’editore Intilla ha pubblicato le monografie Terre, baroni e città in Sicilia nell’età di Carlo I d’Angiò (1995) e Il Vescovato di Lipari-Patti in età normanna (1997); per la casa editrice Leonida, Aspetti e problemi del Mezzogiorno d’Italia nel tardo Medioevo (2008) e «Gli occhi dello storico». Strutture e temi del Mediterraneo medievale (2011).

 

Abstract

La ricerca propone una lettura delle vicende che, tra VI e XIII secolo, hanno caratterizzato la storia religiosa, economica, politica e sociale della Sicilia e ne hanno plasmato l’identità. Nei secoli altomedievali si registra un processo di ellenizzazione resistente all’Islam e particolarmente vivace nel territorio nebroideo, dopo il Mille e fino allo scorcio del XII secolo la presenza dell’etnia greca è attestata ai livelli più elevati della società, in ambito amministrativo e culturale. Nel quadro della conquista normanna il Valdemone fu laboratorio e cavia al tempo stesso di sistemi economici e demici tesi alla riorganizzazione della società rurale e urbana dell’isola come modello produttivo del Regnum. Il tramonto della cultura greca prende corpo alla metà del XII secolo, quando la progressiva latinizzazione avrebbe spezzato l’equilibrio culturale ed etnico dell’Isola.

Parole chiave: Sicilia – Valdemone - Monachesimo – Normanni - Cultura.

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P. ALESSIO MANDRANIKIOTIS

Presbitero di rito greco, messinese. Jeromonaco e archimandrita, erede della più genuina tradizione del monachesimo italo-greco, presente nella cuspide peloritana sin dall’epoca bizantina. Coerentemente al suo ministero, vive da eremita tra i monti che si affacciano sul mare di Milazzo e le Isole Eolie. Ha all’attivo numerose pubblicazioni.

Abstract

Nell’arco di circa sette secoli e più in cui fiorirono in Italia la civiltà e la cultura bizantine, l’Autore distingue e suddivide tre epoche o periodi storici omogenei in cui colloca le biografie di eminenti personalità religiose, ammirevoli per cultura, santità e incisività da loro avuta nel concreto cammino storico del cristianesimo del loro tempo. Una fioritura agiografica veicolata dal monachesimo italo greco, la cui spiritualità, insieme alla cultura e alla civiltà bizantine, sono alla radice dell’identità culturale della Sicilia nord-orientale e della Calabria meridionale.

Parole chiave: Sicilia bizantina – Etnia greca – Centri monastici – Ascetismo – Agiografia.

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MICHELE MANFREDI GIGLIOTTI

Avvocato, nato in Calabria. Studioso di storia, archeologia, viabilità antica, letteratura. Esperto di storia dei Templari. Segnalato più volte in concorsi letterari (Rhegium Julii per la letteratura), ha condotto studi sulla ubicazione di Terina e Temesa, due città magnogreche scomparse, dando alle stampe monografie per molti aspetti risolutive. Degna di menzione è anche Passi perduti. Alla ricerca dell’antica viabilità nei Nebrodi: la via Valeria-Pompeia.

 

Abstract

Il lavoro si basa su un passo del Libro di re Ruggero di al-Idrisi, relativo al monastero di San Filippo di Demenna e al paese di San Marco d’Alunzio. La verifica, prima letteraria e poi topografica, del passo idrisiano consente all’autore di risolvere il dibattuto problema di identificazione del sito di Demenna che da tanto tempo si va cercando.

Parole chiave: Libro di re Ruggero – San Filippo di Demenna – Chiesa di San Marco – Demenna – San Marco d’Alunzio.

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P. PIO SIRNA

Parroco di S. Giorgio di Gioiosa Marea, licenziato in Teologia, si occupa della catechesi e dell’insegnamento della religione cattolica nella Diocesi di Patti. Dal 1995 ha pubblicato documenti e ricerche di storia religiosa relativi al paese natio (Naso) e al Valdemone. Tra essi si ricordano: Dire e fare la fede, 1996; S. Cono, 2003 [cd]; L’ufficium del cappuccino p. Mariano, 2010 [cd]; La chiesa parrocchiale di S. Pietro dei Latini, 2012 [cd]; Cronistoria della catechesi dei vescovi, 1995; “L’azione cattolica” nella diocesi, 1999; Storia della Diocesi, 1518-1568 e 1569-1600; Il catechismo di mons. A. Ficarra, 2009; Saitta Francesco e Traina Francesco Maria, in Diz. Enc. Pensatori, secc. XIX-XX, 2009; Percorsi toponomastici ellenistici e romani, 2012.

Abstract

L’intervento intende presentare il pre-cristiano e quotidiano pensare religioso negli abitanti della zona dell’Elikon: a partire dai segni pervenutici dal contesto geografico-culturale di Tyndaris, l’autore cerca di ricostruire alcuni orientamenti del vivere degli abitanti dell’antico entroterra, comprendente anche Montalbano Elicona. Modificata l’area di influenza, l’attività teatrale svolta nella nota struttura pare uno strumento efficace per determinare uno stile nell’affrontare i grandi “perché” della vita e il quotidiano vivere. Un genere letterario, la “favola” e i “proverbi”, unitamente ad elementi di toponomastica (soprattutto alla luce del Prologo della Teogonia di Esiodo), sono altrettanti strumenti che richiamano nella vita pastorale il compimento di una speranza sperimentata nella prosperità e nella presenza “angelica”.

Parole chiave: Tindarys – Tragica rappresentazione – Favole di Esopo – Modi di dire – Toponimi.

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FILIPPO IMBESI

Architetto, si occupa del restauro di edifici storico-monumentali e del recupero di ipogei e strutture sepolte. Ha condotto esplorazioni e ricerche storico-archeologiche in numerosi territori della provincia di Messina (Barcellona Pozzo di Gotto, Rodì Milici, terme Vigliatore, Castroreale, Rometta, Monforte San Giorgio). Tra le sue pubblicazioni si segnalano: Il privilegio di rifondazione del monastero di Santa Maria di Gala (1104-1105) in «Mediterranea Ricerche Storiche» 17 (2009); Sui lavori di recupero del patrimonio storico-artistico dell’Auditorium San Vito di Barcellona Pozzo di Gotto (Lulu, 2011) e Longane, la civiltà perduta (Lulu, 2012).

Abstract

Alcune litre d’argento e un caduceo bronzeo del V secolo a.C. (oggi esposto al British Museum di Londra) attestano l’esistenza dell’antico insediamento di Longane, che fu collegato, tramite Diodoro Siculo e Polibio, al fiume Longanòs della piana di Milazzo, sede della battaglia tra i Siracusani di Gerone II e i Mamertini di Kio (296 a. C.).

Recenti ricerche storico-archeologiche hanno portato al rinvenimento di una vastissima area indigena parzialmente ellenizzata, avente il nucleo centrale a ridosso dell’antico fiume Longano e una distribuzione territoriale (formata da villaggi, aree fortificate e necropoli) che occupava parte degli attuali territori di Barcellona Pozzo di Gotto, Castroreale, Rodì Milici e Terme Vigliatore, area interessata da stratificazioni cultuali di rito greco legate al monastero di Santa Maria di Gala.

Parole chiave: Barcellona Pozzo di Gotto – Longane – Monastero di Santa Maria di Gala – Polibio – Diodoro Siculo.

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LUIGI SANTAGATI

Architetto e docente in pensione, è conosciuto soprattutto come studioso della viabilità e della topografia della Sicilia antica. Membro attivo della Società Nissena di Storia Patria e di SiciliAntica. Ha pubblicato: Carta comparata della Sicilia moderna. Testo di Michele Amari. Tradotta per la prima volta in italiano, integrata e annotata (2004); Viabilità e topografia della Sicilia antica. Vol. I; La Sicilia del 1720 secondo Samuel von Schmettau ed altri geografi e storici del suo tempo (2006); La Sicilia di al-Idrisi ne “Il libro di Ruggero” (2010); Castelli e casali della provincia di Caltanissetta; Storia dei Bizantini di Sicilia (2012); Viabilità e topografia della Sicilia antica Vol. II; La Sicilia alto-medievale ed arabo-normanna corredata dal Dizionario topografico della Sicilia medievale (2013).

Abstract

La relazione si occupa di una via intagliata nella roccia di Capo Calavà, tra Gioiosa Marea e la frazione San Giorgio, probabilmente risalente al III secolo a.C., di possibile costruzione romana e facente parte della via Valeria descritta nell’Itinerarium Antonini e nella Tabula Peutingeriana.

 

Parole chiave: Via Valeria – Strade romane – Capo Calavà – Itinerarium AntoniniTabula Peutingeriana.

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MICHELE FASOLO

Archeologo, funzionario statale. Laureato in Lettere (Topografia antica) all’Università di Roma “La Sapienza” e Dottore di ricerca in Metodologie conoscitive per la valorizzazione e conservazione dei Beni Culturali alla Seconda Università di Napoli. Direttore responsabile di Archeomatica Tecnologie per i beni culturali e redattore del magazine GEOmedia e di Rivistageomedia.it. I suoi interessi scientifici sono rivolti principalmente alla geografia storica, alla viabilità antica, al telerilevamento, allo sviluppo di modelli predittivi su piattaforma Gis. É autore, tra l’altro, dei volumi: La vai Egnatia I, Da Apollonia e Dyrrachium ad Herakleia Lynkestidos, dedicato all’antica strada romana attraverso i Balcani; Antichi paesaggi agrari d’Italia nelle banche dati dell’Agea, sulle persistenze della centuriazione romana in Italia. Ha svolto un progetto di ricerca nella Sicilia nord-orientale dal titolo Tindari e il suo territorio: dalla carta archeologica al piano di massima per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali, imperniato sulla prospezione intensiva di superficie a tendenziale copertura totale del territorio dell’antica città di Tindari.

Abstract

L’autore illustra nel suo contributo i problemi conoscitivi, di tutela, di salvaguardia e di valorizzazione incontrati nel corso di una ricerca finalizzata ad una ricostruzione del paesaggio culturale e ad una comprensione delle vicende storiche del comprensorio di Tindari, territorio siciliano prospiciente le isole Eolie, sinora scarsamente noto per l’età antica e medievale alla letteratura scientifica ed alle carte archeologiche. L’esigenza di pervenire ad una conoscenza quanto più organica ed integrale possibile del territorio, attraverso l’individuazione dei beni archeologici presenti con raccolta di informazioni su spettri cronologici e culturali che vanno dalla preistoria al medioevo, ha trovato adeguata corrispondenza in particolare nell’adozione di una metodologia di ricerca di superficie diacronica, sistematica e intensiva, a tendenziale copertura totale, secondo l’impostazione che informa da molto tempo le ricerche nell’area mediterranea. I dati sono stati composti da un quadro organico e stratificato – concretamente un Sistema Informativo Territoriale – non solamente una base informativa e interpretativa, ma anche uno strumento di tutela del patrimonio culturale, di supporto e di orientamento per le scelte di pianificazione e di gestione del territorio.

 

Parole chiave: Archeologia dei paesaggi – Prospezione archeologica – Topografia antica – Carta archeologica – Gis.

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PIERO GAZZARA

Laureato in Lettere Moderne. Ricercatore indipendente di storia antica e medievale con specializzazione in Storia dell’Italia Bizantina. Collaboratore di varie riviste locali e regionali, è curatore dell’Archivio Storico Romettese. Tra le sue pubblicazioni da ricordare: Rometta, storia, tradizione, leggenda (1979); Condizione economica e sociale della Sicilia nella seconda metà del Settecento: la Valdemona (1987); Collegio di S. Maria de Pace di Rometta (1992); Potere feudale in Sicilia tra Seicento e Settecento (1994); Gli archivi parrocchiali per una storia demografica della Sicilia (1996); Archivio Storico Romettese, vols. I, II, III (2006, 2012, 2013).

Abstract

La relazione prende le mosse dagli interrogativi ancora in attesa di risposta sulla conquista musulmana della Sicilia e dagli approfondimenti necessari alle risposte prodotte dalle indagini storiografiche sull’argomento. L’autore affronta quindi il problema delle condizioni socio-politiche della vasta regione del Valdemone e in particolare sulla funzione esercitata dagli ultimi centri di resistenza nelle fasi finali della guerra arabo-bizantina (Taormina, Demenna, Rometta). Una ricostruzione degli eventi alla luce di documentazioni coeve, unitamente alle scoperte archeologiche degli ultimi decenni, contribuiscono ad una maggiore comprensione storica del periodo e dell’effettiva portata della politica imperiale di Bisanzio, che non rinuncerà, anche se sconfitta sul campo di battaglia, a lasciare totalmente il controllo della Sicilia, ma anche ridisegnando gli insediamenti, soprattutto nell’area tirrenica, con l’emergere di nuovi centri e la decadenza di altri, ridotti al ruolo di semplice kastron.

Parole chiave: Guerra arabo-bizantina – Centri di resistenza – Rometta – Cripta Sottocastello – Basilica paleocristiana Sotto S. Giovanni.

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FRANZ RICCOBONO

Si è occupato del territorio in cui vive (Messina e provincia) sotto vari profili e con diverse ricerche, dall’archeologia alle tradizioni popolari, traducendone gli esiti in numerose pubblicazioni, tra le quali vanno ricordate: La storia ritrovata, dieci anni di ricerche archeologiche a Messina (1975); Le meraviglie dello Stretto di Messina (1986); Il porto di Messina dalle origini ai nostri giorni (1990); Monte Scuderi, la montagna del tesoro (1995); Imago Aetnae (2004); Tripi, 4000 anni di storia (2005); Nei panni siciliani. Vestiario del ’600 al ’900 (2012).

Abstract

Nell’ambito articolato della difesa bizantina dell’Isola, ed in particolare della porzione nord orientale del territorio siciliano, la fortezza di Micos, citata dall’Amari, ebbe certamente un ruolo non trascurabile che la pone strategicamente sullo stesso piano dei più noti luoghi fortificati di Demenna, Taormina e Rometta. L’autore propone l’identificazione di Micos con il Monte Scuderi situato sul crinale dei monti Peloritani.

 

Parole chiave: Amari – Micos – fortezza – Monte Scuderi – Filoni metalliferi peloritani.

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GIUSEPPE PANTANO

Medico veterinario. Studioso di storia medievale siciliana, collabora al Progetto Galloitalici dell’università di Catania. Ha esordito in campo editoriale nel 1984, ospitato nella collana Studi Montalbanesi fondata da Nicola Terranova, continuando con la pubblicazione di varie ricerche, in forma di brevi saggi, riguardanti per lo più aspetti inediti e poco indagati della storia, lingua e tradizioni di Montalbano Elicona. Tra questi, da segnalare la biografia Fra Bartolomeo da Montalbano (2007), pubblicata anche dall’Officina di Studi Medievali.

Abstract

Ricostruzione cronologica e critica sugli studi pubblicati sull’argomento, la relazione propone alla fine, con dati di recente acquisizione, l’appartenenza innegabilmente latina del toponimo “Montalbano” in omaggio alla cittadina che ospita il convegno.

Parole chiave: Mons Albanus – Al-bana – Prediali latini – Tindari – Sesto Nonio Albano.

Andrea Musio, In impetu [...] doloris: nota a Sen. ir. 1, 1, 1

Andrea Musio, nato a San Pietro Vernotico (BR) il 31/07/1983, consegue nell’a.a. 2005-2006 la Laurea in Lettere Classiche e nel 2007-2008 la Laurea specialistica in Filologia e Letterature dell’Antichità, entrambe presso l’Università del Salento ed entrambe con lode. Nel 2013 consegue il titolo di Dottore di Ricerca in Filologia ed Ermeneutica del Testo approntando un’edizione, con traduzione e commento, del primo libro del De ira di Seneca, ora in corso di stampa. Ha collaborato all’opera divulgativa sulla storia della ricerca nel mistero dal titolo Nuovi Occhi (Città di Catello 2013, con prefazione di R. Giacobbo), redigendo il capitolo sull’antichità classica (pp. 17-62). Di prossima uscita (prevista per il mese di marzo 2014) il suo saggio dal titolo Il “fiabesco senza fiaba” nel mondo greco-romano, all’interno del volume C’era una volta, sulla storia della fiaba dall’antichità ai giorni nostri, di cui è coautore. Svolge a tutt’oggi attività didattica presso la cattedra di Lingua e Letteratura Latina della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università del Salento.

Claudia Lo Casto, L’incidenza del paganesimo nella Philosophia ex oraculis e nel Perì agalmáton di Porfirio. A proposito di due recenti pubblicazioni

L’aspetto religioso della filosofia di Porfirio è stato generalmente sottovalutato e non considerato nella sua importanza. La passione del filosofo neoplatonico per i culti misteriosofici orientali, per i riti e le pratiche magiche non è da ricondurre soltanto ad un interesse prettamente giovanile, ma è presente in modo costante nello sviluppo del suo pensiero. Entrambe le opere, La filosofia rivelata dagli oracoli e il Perì agalmáton, cui sono dedicate le due recenti pubblicazioni di Muscolino e di Gabriele, confermano l’interesse porfiriano tanto per il pensiero religioso, in particolare per la magia, per la demonologia e per la teurgia, quanto per il “razionalismo”. Questi studi mettono in evidenza la centralità della tematica religiosa e teurgica nel pensiero porfiriano ed eliminano la linea di confine tra religione e filosofia.

Parole chiave: Porfirio, neoplatonismo, paganesimo greco-romano, oracoli, teurgia, immagini religiose.

Claudia Lo Casto ha conseguito la laurea in Filosofia e storia delle idee presso l’Università degli Studi di Palermo e il Dottorato di ricerca in Filosofia, Scienze e Culture dell’Età Tardoantica, Medievale e Umanistica presso l’Università degli Studi di Salerno, in cotutela con la Eberhard Karls Universität di Tübingen, con una tesi sulla nozione di vita in Plotino che sarà di prossima pubblicazione. Da Gennaio a Marzo 2013 è vincitrice di una borsa DAAD, finalizzata alla prosecuzione del periodo di studi in Germania presso la Rheinische Friedrich-Wilhelms-Universität (Institut für Philosophie) di Bonn, dove ha completato la tesi di dottorato e svolto attività di insegnamento. Ha pubblicato vari contributi su Heidegger, Calcidio e Plotino. Attualmente è vincintrice di una borsa post-doc di tre mesi presso l’Università di Fribourg (Svizzera).